Potenza, tra storia e artePotenza antiche strade romane, parchi e oasi, radure e borghi secolari, chiese medievali, affreschi, tele e dipinti cinquecenteschi. E’ in qualche modo un viaggio nel tempo alla riscoperta delle nostre radici.

 Ma come, non hai visitato il cuore dell’antica colonia romana: Potentia? E gli affreschi e dipinti rinascimentali attribuiti a pittori di fama nazionale, custoditi nelle chiese potentine? E i palazzi nobiliari e gentilizi sulle arterie principali del centro storico? >>
<< Per la verità io ero il primo ad ignorare questi particolari della mia città. Per me sono cose da riscoprire! >> Non c’è da meravigliarsi, sono ancora in pochi a conoscere le bellezze nascoste i manufatti che meritano di essere apprezzati. E’ come se stessimo parlando “dell’altra Potenza ”.
Per l’immaginario collettivo la città è sinonimo, soltanto, di centro amministrativo regionale, di grattacieli che si arrampicano sul colle, e delle strade strette che si inerpicano tra i palazzi del cuore antico, e poi scale mobili e nuovi centro commerciali che sorgono sul fiume Gallitello.

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Eppure questa città, nata come colonia romana su quel pianoro al tempo di Silla dittatore di Roma nel I secolo a.C., conserva elementi dell’antica Prefettura romana: il tessuto urbano originario che si sviluppa in un perimetro rettangolare, lungo due arterie principali in senso longitudinale, cosiddetti decumani, superiore e inferiore, intersecate in senso orizzontale da cardini principali e da quintane, così diviso in tante maglie quadrate, tipico di tutte le colonie romane.

Sono proprio le arterie e i decumani ad offrirci più itinerari lungo il centro storico, ove si affacciano i palazzi gentilizi e nobiliari, le chiese e le porte medioevali, le torri di avvistamento e la cinta muraria, ecc.

Circondata da altipiani imponenti e suggestivi coperti da boschi che richiamano al paesaggio alpino, la città offre un soggiorno nel cuore del centro storico per curiosare nella via commerciale più importante. La via Pretoria, dove tutte le generazioni si danno appuntamento, alla fine della giornata lavorativa, lunga e sinuosa, accogliente e raffinata, interessata da negozi, uffici e palazzi gentilizi, quelle dimore che in passato rappresentavano il potere con i loro portali magniloquenti, le decorazioni e lo stemma gentilizio, quale biglietto da visita della famiglia, espressione di potere, esibizione di rango.

Naturalmente lungo il percorso si incontrano le chiese potentine, le quali oltre ad essere testimonianza di vari stili, essendo stili d’importazione attestano il passaggio e la dominazione di popoli stranieri sulla nostra terra.

In esse è possibile soffermarsi sugli affreschi e dipinti realizzati da pittori di fama nazionale attivi a Napoli nel cinquecento come il pittore fiammingo Teodoro D’Errico, autore di pregevoli opere in edifici religiosi napoletani e potentini, in particolare nella chiesa di San Michele ove si trova una dipinto che raffigura una Madonna con bambino e i SS. Pietro e Paolo; nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro invece si trova la Natività con adorazione dei pastori, attribuito a Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto, il più grande pittore caravaggesco operante nell’Italia Meridionale nel XVII secolo.

Nelle chiese di San Francesco e San Michele troviamo dipinti attribuiti a pittori lucani come Giovanni Todisco da Abriola e Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa.

 

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