Alla Voce del Fiume alla ricerca del tesoro di Bianca

La dimora storica di charme di Brienza per un turismo ecosostenibile a contatto con la natura

 

Vi sono alcuni alberghi che saltano il numero di alcune camere, ad esempio la 13 e la 17, per evitare malumori in clienti  superstiziosi. Altri alberghi, invece, aggiungono un numero ad una camera, come nel caso della dimora storica di charme “La Voce del fiume” di Brienza in provincia di Potenza, in Basilicata, comune di appena quattromila abitanti in una zona incontaminata ai confini del salernitano in posizione strategica equidistante dai  grandi attrattori monumentali.

La souitte che l’affascinante titolare, Rocchina Adobbato avvocato consulente legale e finanziario della Regione,  si appresta ad inaugurare  è la 366. “Uànema un albergo di trecento stanze !”  avrebbe detto il cantautore napoletano  Andrea Sannino, in verità il B & B  un progetto d’amore nato dal sogno della titolare, oggi divenuto realtà, di stanza ne ha 7, tutte diverse e arredate con cura con mobili e oggetti d’epoca (in una vi è anche un letto a baldacchino) ha contribuito a creare lo stile architettonico della dimora.

Per comprendere questo piccolo mistero  bisogna fare un salto nel tempo e arrivare  nel ‘300  quando nel castello Caracciolo , di 365 stanze una per ogni giorno dell’anno,  viveva una stupenda castellana di nome Bianca.” La nobile –  racconta Rocchina Adobbato – dava delle  feste vestendo solo dei suoi favolosi gioielli che venivano poi riposti dalla sua dama di compagnia  in una stanza segreta del maniero.  Accadde che durante un viaggio Bianca fu rapita dai briganti e venduta ad un pascià  ad Algeri. Nessuno seppe più nulla del suo scrigno contenente i gioielli”.

Alla Voce del Fiume alla ricerca del tesoro di Bianca

la grotta con il cunicolo da scavare

Ora nel B&B “La Voce del fiume”, il cui nome è stato voluto dalla figlia di Rocchina studentessa universitaria di Scienze del turismo, verrà ricreato quell’ambiente compreso il …tesoro.

La legenda ha un fondamento nel cunicolo sotterraneo rinvenuto  nella grotta della  casa dell’800 in cui ha sede la struttura alberghiera i cui scavi sono appena iniziati, si ritiene che sia una via di fuga dall’attiguo castello e con un poco di fortuna, il luogo segreto dei gioielli di Bianca.

Se lo scrigno non verrà scoperto gli ospiti – curati dall’arrivo alla partenza –  faranno comunque un  viaggio sensoriale fuori dal tempo per conoscere la cultura lucana, la sua enogastronomia e la cultura dell’ospitalità con il calore dell’accoglienza. In questo luogo  si vivono esperienze polisensorilai e si trasmettono tradizioni e valori antichi.

La mattina nella veranda che si affaccia sulla vallata in cui scorre il fiume gli ospiti troveranno pronti i dolci fatti in casa,  i biscotti, lo yogurt, le confetture su antiche ricette preparate dal fantasma buono di Bianca, alias Rocchina, la quale  serve personalmente la colazione, organizza itinerari  per la scoperta del territorio, suggerisce e prenota ristoranti, facilita gli accessi ai luoghi da visitare fornendo i ticket per evitare file e lunghe attese, come ad esempio per percorrere    l’ impressionante “Ponte alla Luna”  di Sasso di Castalda, un ponte tibetano in acciaio con una lunghezza di ben 300 metri  sospeso nel vuoto a 102 metri di altezza dal torrente sottostante.

Alla Voce del Fiume alla ricerca del tesoro di Bianca

panorama di Brienza dal B&B

Per chi non è amante dell’avventura sono a disposizione  bike  elettriche per andare alla scoperta degli angoli più reconditi di Brienza, tra i pochi paesi della Basilicata che ha conservato la sua struttura architettonica di borgo medioevale, che ha un patrimonio architettonico notevole a cominciare dalle sue chiese: dell’Annunziata,  Santa Maria Assunta, San Michele dei Greci e del S.S. Crocifisso, l’anziano Parroco Don Beniamino sarà ben lieto di accogliere i visitatori e raccontare la loro storia.

Alla Voce del Fiume alla ricerca del tesoro di Bianca

affresco di una Chiesa

Nella struttura “La Voce del fiume” il riutilizzo in modo originale di materiali e vecchi oggetti destinati ad altri utilizzi, per creare elementi di arredo, è  parte integrante del progetto: vecchi piatti di porcellana trasformati in originali lampadari, scalette di legno di castagno pratici appendiabiti, vecchi tavolieri dove un tempo si impastava la pasta sono diventati scrivanie per le originalissime camere in cui è a disposizione sapone artigianale a base di olio di olive nella linea di cortesia.

Nel contempo sono stati recuperati e riportate al loro originale splendore le antiche travi di duecento anni fa, la vecchia carta da parati, i vecchi pavimenti in tavolaccio o cotto, i vecchi infissi con scuretti e ferramenta originale. Ogni mobile e ogni complemento d’arredo è un pezzo unico, frutto del lavoro e della maestria degli artigiani del ferro battuto e del legno del territorio e di artisti locali.

Travi e mattoni lasciati a vista, cavi elettrici di tipo antico, porte e finestre di legno restaurate e riportate all’antico splendore: tutto è stato fatto nel rispetto del contesto edilizio originario. Il messaggio dunque è chiaro e forte: rispetto della natura e dell’ambiente  nel rispetto del contesto edilizio originario.

 

Harry di Prisco

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