Il 3 dicembre 2015, due soli giorni dopo essere stato nominato Amministratore Delegato e Direttore Generale di Ferrovie dello Stato Italiane, l’ingegner Renato Mazzoncini ha voluto incontrare la stampa per illustrare il suo piano di azione e sgombrare il campo da tante illazioni che sono circolate negli ultimi giorni, a seguito degli eventi che hanno portato alle dimissioni del precedente Consiglio di Amministrazione.

Con un approccio quanto mai concreto e alla mano (mai avevamo visto un AD delle ferrovie in conferenza stampa senza cravatta!), Mazzoncini ha subito chiarito che la conferma da parte dell’azionista della maggior parte dei componenti del precedente Consiglio risponde alla volontà di assicurare la continuità di gestione del gruppo che deve mantenere i positivi risultati economici mostrati negli ultimi anni.

Naturalmente non tutto il quadro è roseo: se il settore delle Frecce ha conseguito ottimi risultati, sviluppando una grande attenzione al cliente anche grazie alla spinta della concorrenza privata, il TPL (trasporto pubblico locale) e il merci richiedono ancora un notevole sforzo di miglioramento. Altro settore che da già grande soddisfazione è quello ingegneristico, con la società Italferr che sta conquistando numerose commesse in tutto il mondo e con Italcertifer, anch’essa ormai una autorità nel campo della certificazione ferroviaria.

Per quanto riguarda il TPL la posizione del gruppo FS è duplice: per il trasporto su ferro extraurbano è di assoluta dominanza, e quindi l’obiettivo è solo quello di mantenere l’attuale quota di mercato. Diversa invece la situazione del trasporto su gomma, dove oggi in Italia chi fornisce il trasporto è quasi sempre, sia pure sotto una veste ufficialmente societaria, la stessa amministrazione locale che si trova così ad essere insieme soggetto regolatore e regolato. Dalla prevista riforma del trasporto pubblico FS si aspetta un quadro regolatorio più liberalizzato, che consenta al gruppo di entrare con forza in questo mercato (e questo è uno dei motivi che hanno portato la scelta del governo sull’ingegner Mazzoncini, per la sua esperienza alla guida di Busitalia).

Passando infine al tema che ha figurato in tutti i titoli di stampa degli ultimi giorni, ossia la privatizzazione, Mazzoncini ha precisato di preferire a questo termine l’espressione “quotazione in borsa”, perché il vero scopo è di acquisire un azionariato diffuso mediante il libero gioco delle contrattazioni di borsa, e non la vendita di grossi pacchetti a soggetti industriali singoli. È stato confermato che in borsa non andrà più del 40% del pacchetto azionario, ed è stato anche chiarito che non necessariamente il processo si concluderà nel 2016, come tutti sembrano dare per scontato. Sicuramente c’è un interesse a fare presto, ma devono maturare le condizioni anche esterne (quadro regolatorio) che rendano positivo lo sbarco a Piazza Affari.

Circa la nota controversia sull’inclusione o meno dell’infrastruttura tra gli asset da quotare, l’ingegner Mazzoncini ha espresso la propria preferenza per un modello che veda la proprietà dell’infrastruttura rimanere allo Stato, ma la sua manutenzione e la gestione della circolazione dei treni essere affidate alle gruppo che andrà in borsa. Esistono sufficienti garanzie (è stato ad esempio ricordato che l’Italia è il primo paese europeo che si è dotato di una Autorità regolatrice dei trasporti) per assicurare che l’accesso all’infrastruttura avvenga in maniera non discriminatoria. Esclusa anche la necessità, in vista della quotazione, di uno snellimento degli organici attraverso forme di prepensionamento.

Per notizie sul Gruppo FSI e le sue controllate visitare www.fsitaliane.itwww.trenitalia.comwww.rfi.it

Ugo Dell’Arciprete

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