Soltanto i pochissimi fortunati che hanno avuto l’opportunità di potervi partecipare, possono testimoniare come una delle avventure più emozionanti che oggi possano essere vissute da parte di persone normali che non fanno i Rambo di professione, sia costituita dal partecipare ad una trasferta di caccia di esquimesi sulle loro caratteristiche slitte trainate da mute di cani. Non mi riferisco ovviamente alle passeggiate di poche ore proposte da qualche emulo su Alpi o Appennini, comunque un’esperienza gratificante da non perdere se ne capita l’occasione, bensì alle tradizionali spedizioni di caccia compiute dagli inuit con i loro husky nelle sperdute lande ghiacciate della Groenlandia artica, portando sulle slitte tutto il necessario per sopravvivere per parecchi giorni in un ambiente decisamente ostile. E non si storca il naso sulla parola caccia: per millenni queste popolazioni hanno vissuto di caccia e di pesca, in un habitat che non offriva alcuna altra risorsa; oggi le spedizioni costituiscono soprattutto un appannaggio turistico, ma sul fondo di ogni slitta c’è ancora un’arma, pronta ad essere usata alla bisogna.
Ubicata assai più vicino all’America settentrionale che non all’Europa, a cui appartiene politicamente (stato semiautonomo federato della Danimarca), la Groenlandia è la maggior isola del pianeta (grande sette volte l’Italia) e anche il paese abitato stabilmente più freddo, in quanto l’ 85 % del territorio – quasi tutto compreso oltre il Circolo Polare Artico – risulta coperto da una coltre perenne di ghiaccio spessa anche alcuni chilometri, dove si arrivano a registrare temperature di – 60°C; solo il settore meridionale offre una tundra ricoperta da una vegetazione rachitica, capace però durante la breve estate artica, quando la temperatura può salire fino a 20° C , di alimentare un po’ di pecore, giustificando così il suo nome di terra verde. Curiosamente anche l’’estremo nord risulta sgombero da ghiacci, perenni, in quanto l’aria troppo secca non ne consente la formazione. Le coste si presentano assai frastagliate, con un fitto intrico di fiordi e di isolotti, affacciati su uno dei mari più pescosi in assoluto. Tutti i pochi centri abitati (detiene anche il record negativo di densità) si trovano sulla costa occidentale di fronte al Canada, riscaldata da correnti marine atlantiche, mentre quella orientale risulta inaccessibile per gran parte dell’anno a causa del ghiaccio prodotto da una corrente fredda che scende dal Mar Glaciale Artico. L’imponente massa glaciale che ricopre quest’isola rocciosa e montuosa, lunga 2.650 km e larga fino a 1.200, ha prodotto canaloni e profondi fiordi che portano al mare lingue di ghiaccio, presto trasformate in enormi iceberg galleggianti. Venne scoperta nel 982 dal norvegese Erik il Rosso partito dall’Islanda, e poi colonizzata da vichinghi norvegesi, i quali vi trovarono una popolazione preistorica che aveva fatto due scoperte fondamentali: il kayak, per pescare in mare, e la slitta trainata da cani per spostarsi nell’interno. I figli di Erik si spinsero ancora più ad ovest, arrivando a scoprire Terranova e la baia del fiume San Lorenzo in Canada, cioè a scoprire l’America cinque secoli prima di Colombo. La Groenlandia è la terra degli Inuit, di origini mongoliche emigrati a queste latitudini dall’Asia centrale ancora in epoca preistorica, di bassa statura, tozzi, con arti corti, faccia appiattita ed occhi a mandorla. Per millenni, e fino a pochi decenni fa, erano cacciatori e pescatori nomadi vestiti di pellicce di animali che vivevano d’estate sotto tende di pelli e d’inverno negli igloo. Cacciano renne, caribù e grandi mammiferi marini, spostandosi a terra su slitte trainate da mute di cani e in mare su kayak di pelli. Taciturni e solitari, vivono in piccole famiglie assai solidali le une con le altre, sanno sfruttare con perizia ogni risorsa offerta da un ambiente povero e ostile, rispettano con rigore la natura, sono animisti con ottime conoscenze astronomiche e si orientano con le stelle.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” www.viaggilevi.com specializzato in itinerari di scoperta a valenza ambientale e etnografica negli angoli più remoti del pianeta, propone come novità assoluta la partecipazione ad una vera spedizione di cacciatori esquimesi di cinque giorni nella regione artica a nord di Quaanaaq, l’insediamento più settentrionale del mondo e l’ultima Thule degli esploratori artici, a bordo delle loro veloci slitte trascinate sul ghiaccio da mute di cani husky. Da Milano si vola, via Copenhagen, a Illulissat, piccola cittadina di 4.500 anime dalle case di legno dai colori vivaci, ubicato allo sbocco del fiordo glaciale omonimo e del maggior ghiacciaio dell’emisfero settentrionale nella maestosa Disko Bay (sito Unesco), una baia blu su cui galleggiano migliaia di iceberg di ogni forma e dimensione che si illuminano a seconda dell’inclinazione dei raggi del sole: uno spettacolo inimmaginabile. Da visitare il museo dedicato alle esplorazioni polari e quello singolare del freddo. In volo si raggiunge infine Quaanaaq, sorvolando gli infiniti ghiacciai della Groenlandia centro-nord, regno del mastodontico orso polare, che gli antichi esploratori dovevano compiere in slitta. Questa borgo di 640 persone fondato nel 1953 sull’affascinante baia di Melville, dista appena 1.300 km dal Polo Nord ed è stato utilizzato come base per tutte le spedizioni polari, da Rasmussen fino a Messner. Da qui si parte con cani e slitte verso nord, per un’avventura unica e indimenticabile alla scoperta del continente bianco, superando il fiordo di Robertson, le montagne di Siorapaluk e Neqé e Kap Powell, con unici possibili compagni di viaggio volpi, orsi, lupi, foche dagli anelli, trichechi, narvali, beluga e piccoli uccelli marini; a Siorapaluk si calcola si concentrino tra 20 e 40 milioni di piccoli puffin, facendo la gioia delle fameliche volpi artiche. Si dorme in tende riscaldate sulle slitte (una persona per slitta), oppure in minuscole capanne dei cacciatori; i pasti si basano su prodotti liofilizzati e disidratati. Nessun falso pietismo per il faticoso lavoro dei cani dagli occhi azzurri, che peraltro svolgono con fierezza fin da tempi remoti: quando la salita si fa dura basta scendere e spingere. Le temperature medie in maggio oscillano tra – 5 e – 15° C, ma per l’assenza di umidità nell’aria non si percepisce il freddo come da noi. Causa il progressivo spopolamento demografico dell’estremo nord, le impegnative spedizioni di caccia anche turistiche diventano ogni anno più rare e appannaggio esclusivo di una generazione sempre più vecchia, perché i giovani preferisco migrare oppure dedicarsi ad altre attività più remunerative. Una buona occasione, per gli interessati, a cogliere le ultime occasioni.
Considerate le particolari condizioni ambientali, si tratta ovviamente di un viaggio impegnativo, ma alla portata di tutti (o quasi); quello che serve, soprattutto, è un notevole spirito di adattamento. Uniche partenze il 4 e 11 maggio 2015, durata 12 giorni (5 di spedizione), voli di linea Iceland Express da Milano (e altre città), pernottamenti nei migliori alberghi esistenti con pensione completa (esclusi alcuni pasti), accompagnatore italiano, quote da 5.640 euro in doppia.
Giulio Badini