Il principale elemento geografico della Serbia risulta sicuramente costituito dal Danubio, secondo fiume d’Europa dopo il Volga (lungo 2.860 km, di cui 588 in Serbia) e più lungo fiume continentale navigabile, dalle sorgenti nella Foresta Nera in Germania fino allo sbocco nel Mar Nero attraversa 10 nazioni e diverse capitali, mentre il suo bacino si estende su ben 19 nazioni. Uno dei punti panoramici più spettacolari sul grande fiume si gode dalla fortezza di Belgrado Kalemegdan, uno dei principali monumenti della capitale serba, ubicata nel punto di confluenza della Sava nel Danubio. La fortezza sorge su un antico campo fortificato romano, così come avviene in un’altra trentina di casi in tutto il paese, ed in particolare nella regione orientale lungo il Danubio, a testimonianza di una storia travagliata che ha interessato la Serbia negli ultimi due millenni, coinvolgendo serbi, magiari, bizantini e turchi e non lasciando esenti neppure chiese e monasteri, molti dei quali fortificati. Forse non sono in molti a sapere che quello serbo fu uno dei limes più importanti per l’impero romano tra I e V sec., in quanto baluardo contro le invasioni barbariche da est; non a caso in Serbia sono nati ben 16 imperatori romani, compreso Costantino il Grande, e vi sono passati tutti i più importanti. Uscendo dalla capitale verso est, seguendo il corso del fiume tra coltivi e boscaglie fino alla gola della Porta di Ferro, si possono visitare in giornata alcuni castelli e cittadelle fortificate di estremo interesse, che rivestono anche un ruolo di primo piano nella storia del paese.

Dopo 70 km la prima ad incontrare è Smederevo, grossa cittadella con 25 torri e una delle maggiori città fortificate europee con preziose bifore in stile gotico, creata in appena tre anni nel 1427; essendo allora Belgrado passata nelle mani dei magiari, tra 1430 e 1439 fu la capitale della Serbia, cosa che si ripetè ancora nel 1806 all’epoca della rivolta serba antiturca. Nei secoli intermedi fu dominata alternativamente da serbi, ungheresi e ottomani. Nel 1941 fu occupata dai nazisti, che vi accumularono 400 mila tonnellate di munizioni, tanto quanto la potenza dell’ordigno di Hiroshima; il suo scoppio nel 1945 vi provocò ingenti danni e 2.500 morti, più dei bombardamenti Nato del 1999. A fine settembre vi si svolge un importante festival enogastronomico: dai vitigni di questa regione trapiantati in Ungheria è nato infatti il celebre vino Tokaj. Se siete a Smederevo per l’ora di pranzo potete mangiare nel bizzarro AS Vagon Ristoran, un piccolo ristorante allestito in un vecchio vagone ferroviario proprio davanti alla fortezza. Più avanti, dopo Kostolac, si incontrano le rovine di Viminacium, uno dei più consistenti acquartieramenti militari romani attivo da Augusto e Tiberio fino al V sec., poi municipio e colonia, visitato da diversi imperatori come Traiano, Adriano, Settimio Severo, Caracalla e Diocleziano, distrutta prima da Unni e Goti, poi dagli Avari; da non perdere l’anfiteatro con 12 mila posti, circo, terme e una necropoli con 14 mila tombe. Dove il fiume segna il confine con la Romania ecco su uno sperone il castello di Ram ancora in ottime condizioni, prima bizantino poi ottomano, costruito nel XII e poi rinforzato nel 1500 per resistere alle bocche di fuoco, con 10 torri, bastioni e fossato a forma pentagonale. Infine prima che il Danubio entri nella Porta di Ferro si arriva alla scenografica Golubac, cittadella medievale piuttosto articolata su una roccia con tre cinta murarie e 10 torrioni quadrati, già fortezza romana nel 299 sotto Diocleziano, poi contesa per secoli dal regno d’Ungheria e dall’impero ottomano, infine serba dal 1867.

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Giulio Badini

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