Facciamo viaggio nell’ Etiopia del Sud per vedere e sperimentare cose nuove; per evadere dalla nostra cultura e conoscere un mondo completamente diverso. Spesso purtroppo capita di attraversare il mondo e trovare replicati gli standard dell’Occidente: alberghi, cibi, bevande, divertimenti. Tutto uguale a se stesso, in luoghi anche lontanissimi tra loro.  Si può mangiare la pizza in Australia, bere un espresso in Cina e soggiornare in un hotel di lusso in stile Europeo a Las Vegas o Dubai.

Alcuni mondi pero’ ci regalano ancora l’emozione di tornare indietro nel tempo, di doversi adattare a schemi culturali diversi dai nostri, di accontentarsi di quel che c’è. Mettono alla prova il nostro spirito di adattamento, la nostra capacità di viaggiare. Questo è quel che succede durante un viaggio Etiopia del Sud nella Valle dell’Omo.

La prima cosa che ti colpisce in Etiopia è quanto la gente cammini a piedi. Dappertutto vedi gente che cammina, anche nella capitale Addis Abeba. Dopo questo viaggio capirai perché i migliori maratoneti del mondo vengano dall’Etiopia! Partendo per la Valle dell’Omo se ti fermi lungo una strada che sembra deserta, dopo pochi minuti vedi arrivare di buon passo un gruppetto di persone. Chissà da dove arrivano! Hanno sentito il rumore dell’automobile e percepito che si è fermata, si precipitano di gran corsa, è un avvenimento. Chissà, magari ci scappa anche qualche piccolo regalo, penne, caramelle, biscotti, I bambini ti urlano “faranghi” (straniero bianco) quando passi. Ti accarezzano, loro non hanno i peli sulle braccia, ti toccano i capelli, specialmente se biondi e lisci, i loro sono crespi e neri.

Le strade a sud di Arba Minch sono spesso sterrate, serpeggiano attraverso i bellissimi paesaggi del sud: le montagne, il Lago Chamo con ippopotami e coccodrilli, finalmente la Valle dell’Omo, disseminata di piccoli villaggi. Si viaggia lentamente,  evitando buche e animali. Le etnie del sud – Hamer, Mursi, Dorze, solo per citarne alcune tra le piu’ interessanti – vivono ancora secondo la tradizione, nelle capanne costruite con materiali locali,  vestono costumi tradizionali, cucinano improbabili specialità locali, come il Kotcho, sorta di pane ottenuto da un vegetale fermentato sottoterra per diversi giorni. Un processo di lavorazione complicatissimo, che sta alla base  dell’alimentazione giornaliera dei Dorze.  Le donne dei Mursi hanno un caratteristico piattello al labbro, non dovrebbero toglierlo mai davanti agli estranei, ma i viaggiatori occidentali hanno il privilegio di vederlo togliere e mettere piu’ volte. Così le donne guadagnano qualche soldo. Le donne degli Hamer hanno una carnagione rossiccia, color mattone, così come i capelli: frutto di un impiastro di burro e argilla con cui si spalmano continuamente per tutta la vita.

Le genti delle etnie si ritrovano al mercato settimanale, avvenimento fondamentale: ci si veste a festa, si baratta, si fanno piccoli acquisti, ma soprattutto ci si incontra con gli altri. Come straniero sei l’ospite d’onore, ti si affollano intorno, come ti chiami, da dove arrivi, campioni del calcio delle squadre italiane, sei sposata, quanti figli hai, che tristezza se ne hai meno di tre o quattro…

Il metro che misura la felicità è ancora diverso dal nostro!

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